Deborah, 50 anni

Non sapevo nulla di lei (continuate così… davvero!!!)
Colomboma del nervo ottico, bilaterale, dalla nascita.
Rispetto ai canonici 10 decimi di vista, il suo valore è al di sotto del ventesimo (decimo).
Si è adattata a vedere vaghe ombre tutta la vita, ma non si è arresa.
Non usa il bastone, non porta gli occhiali.
Ha la pelle quasi diafana, la puoi attraversare.
Si muove con i suoi sensi sottili, molto attivi e ben allenati.
Diversi interventi, ultimo la cataratta bilaterale, poi altri interventi da cedimento del lavoro precedente, insomma una vita piena di dolore disagi e limiti.
Visto il peggioramento continuo, sceglie di lasciare il percorso medico tradizionale.
Ieri arriva a me, accompagnata.
Mi ha impressionato la patina, tutto era spento e sconnesso, energeticamente ed elettricamente.
Occhi senza direzione, obiettivi, centratura, sfuggenti,
Non sapevo da che parte iniziare, ma ho chiesto come intervenire.
La colonna era rigidissima, il corpo teso e trattenuto.
Mi dicono di partire dal rapporto con la madre in relazione alla scoperta della gravidanza.
Mi connetto e lavoro.
Non cedeva con la testa, nella quale era totalmente rifugiata nascosta, terrorizzata all’idea del vivere.
Avverto che una parte di lei è molto ironica quanto sensitiva.
Ieri ho fatto quel che mi ha permesso… cioè molto, perchè dove lei tentennava, io leggermente spingevo ed aprivo, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, elabora il tutto.
Ed era tanto.
Mi sono dimenticata di farle la foto prima del trattamento.
Gliene ho chieste un paio.
Ora l’occhio è come più pieno, corposo, vivo, reattivo… sensazioni, ma l’assetto si è modificato.
Scende dal lettino che era un po’ stranita.
Inizialmente tentenna, la faccio camminare, muovere il corpo e bere un po’ di acqua per alcuni minuti.
“Come ti senti?”
“Strana”
“ Oltre ad essere strana, che altra parola ti arriva?”
“Non lo so, però complimenti per il terrazzo”
Prima per lei, non c’era.
Grazie

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